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No alla vivisezione

Banche di tessuti umani in Italia. Per una ricerca senza animali.

Il progetto “Banche Italiane di Tessuti Umani” prende spunto dall’opuscolo svizzero “Tossicità Legale 3; Progetto ATRA: Banche di Tessuti Umani”, ed. ATRA, di cui una sintesi è stata pubblicata sulla rivista ATLA (Alternatives To Laboratory Animals), Volume 33, anno 2005, pag. 29-36 col titolo “Human Research Tissue Banks: The ATRA Project for Establishing a Human Research Tissue Bank in Switzerland”.

Il progetto italiano è a cura dell'”International Center for Alternatives in Research and Education, I-CARE“, di cui sponsor e referente italiano è l’associazione LeAL.

Nel 1885 si scoprì che le cellule potevano essere mantenute vive in colture cellulari al di fuori del corpo.

Da allora le tecniche di laboratorio per far crescere, sviluppare e mantenere cellule, tessuti e organi umani o animali in vitro (cioè al di fuori dell’organismo) sono enormemente progredite.

Tutto questo materiale umano rappresenta una delle più importanti risorse delle ricerca biomedica. Forse rappresenta anche la più importante risorsa “sprecata” della ricerca biomedica.

È attualmente possibile usare tessuti umani per studiare malattie, conoscere le modalità di funzionamento del corpo umano, sviluppare e testare nuovi farmaci. Molte ricerche biomediche sono effettuate utilizzando tessuti ma, in modo apparentemente illogico, sono utilizzati principalmente cellule, tessuti e organi di origine animale.

In Italia non esistono dati ufficiali sul numero di animali utilizzati per il prelievo dei tessuti ma, effettuando un confronto con la Svizzera (100 mila animali l’anno con un totale di animali usati a scopi sperimentali che è la metà rispetto all’Italia) e con il regno Unito (400 mila animali l’anno con un totale doppio di quello italiano), è ragionevole ipotizzare che siano circa 200 mila gli animali uccisi annualmente esclusivamente a questo scopo.

Il problema della disponibilità di tessuti e organi umani per la ricerca è reale e sentito: non sono disponibili abbastanza tessuti per soddisfare la richiesta delle industrie e dei centri di ricerca pubblici.

Il materiale umano può essere ottenuto come:

  • surplus di tessuto chirurgico (che attualmente viene buttato via e diventa rifiuto sanitario)
  • tessuto da donatore (quando non adatto a trapianto)
  • tessuto post-mortem (da medicina legale)

Questo progetto ha come scopo il potenziamento della ricerca biomedica in Italia tramite la creazione e/o il supporto a una o più Banche di Tessuti Umani.

Una Banca di Tessuti Umani è una struttura in grado di reperire, trattare, conservare e diffondere cellule, tessuti e organi umani.

Sono abbastanza note alcune realtà in varie nazioni di Banche di Tessuti già esistenti e funzionanti.

  • La Banca dei Tessuti Umani del Regno Unito, UKHTB
  • L’Associazione internazionale delle Banche di Tessuti, ATB
  • Pharmagene
  • Ospedale di Peterborough, PDH.
  • Network Europeo delle Banche di Tessuti Umani

Il progetto italiano sulle Banche di tessuti Umani, è presentato nel dossier Banche di Tessuti Umani in Italia – Dossier ed è diviso in tre parti:

  1. Analisi delle banche di tessuti già esistenti sul territorio per valutare la fattibilità del progetto anche da un punto di vista giuridico e organizzativo.
  2. Identificazione di un centro di coordinamento per la creazione e/o il supporto di banche di tessuti umani
  3. Proposte legislative

L’instaurarsi di un centro di coordinamento permetterà la conseguente creazione di progetti di sostegno economico alle Banche di Tessuti Umani.

In un unico progetto è possibile:

  • Salvare 200.000 animali l’anno e ridurre del 15-20% l’utilizzo di animali a scopo sperimentale.
  • Migliorare la ricerca biomedica.
  • Migliorare la collaborazione fra gli specialisti che lavorano direttamente sul malato e i ricercatori che lavorano principalmente in laboratorio.

Il motivo principale per cui progetti simili non sono mai stati avviati in maniera completa all’estero è dato dal fatto che un argomento così complesso come quello dell’utilizzo di tessuti umani deve essere affrontato a livello multidisciplinare e tenendo conto dei vari aspetti connessi:

  • dal punto di vista legislativo è necessario preparare una normativa che tuteli gli operatori sanitari e i ricercatori;
  • dal punto di vista sociale è necessario far capire che l’utilizzo di tessuti umani per la ricerca non si pone mai in concorrenza con le donazioni di organi a scopo di trapianto, anche perché la donazione di tessuto per la ricerca può essere fatta post mortem, non a cuore battente come è oggi necessario per l’utilizzo di organi per trapianti;
  • dal punto di vista organizzativo occorre creare un centro che possa raggruppare e catalogare i fornitori di tessuti e gli utilizzatori.
  • dal punto di vista scientifico è ormai accettato dalla comunità scientifica internazionale che l’utilizzo di organi, tessuti e cellule umane può dare un enorme contributo alla ricerca medica.

Il progetto deve essere visto come un sistema dinamico, modificabile, che deve migliorare nel tempo e che probabilmente si svilupperà a velocità diverse:

  • alcuni centri si ricerca possono infatti diventare Banche di Tessuti in fretta e senza praticamente modificare la propria struttura interna, altri potrebbero doversi modificare parecchio e metterci molto tempo;
  • alcuni ricercatori potrebbero in poco tempo passare all’uso di tessuti umani, altri potrebbero metterci tempo prima di superare l’inerzia e la comodità logistica di usare animali.

Non è necessario e sarebbe fallimentare proporre un progetto che impone protocolli fissi a centri e strutture diverse.

Ogni volta che si crea una Banca di Tessuti o si instaura una collaborazione fra una Banca e un centro di ricerca si ottiene un miglioramento della ricerca biomedica e una diminuzione dell’uso di animali.

Questo nostro progetto sulla creazione di una rete di Banche di Tessuti è una proposta, un incitamento, un cammino.

Un cammino che vuole andare in una direzione innovativa, verso una ricerca biomedica sempre più avanzata, sempre più umana, sempre più antivivisezionista.

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